L'indirizzo non ci è stato
tramandato da nessuna copia. Una di queste, trascritta dal P. Angelo Cortenovis
nella raccolta dell'Archivio di San Barnaba, reca:
Lettera del M. R.
Padre Antonio M. Zaccaria, sopra un'azione di S. Barnaba, alla sua spirituale
Guida, la Madre Maestra Angelica Paola Antonia [Negri].
[ IC. XC. + ]
Unica e diletta insieme con le
obbedienti Figliole in Cristo, salute.
Per essere domani la festa del Compagno
del vostro e nostro casto Paolo, cioè Barnaba santo, non posso fare che non usi
[con voi] un modo, come lui usò verso il dotto Paolo, il quale voleva essere in
effetto, e anche nell'estimazione (= opinione) di tutti, un vivo esempio
di Cristo passo (= sofferente, crocifisso).
Sapete che Paolo, dopo che, nel
principio convertito (= appena convertito) andò la prima volta in
Gerusalemme, usava modi e cercava di inserirsi e introdursi con gli altri
Cristiani, ovvero farsi conoscere da loro per cristiano. Ma quelli, dubitandosi
(= temendo) che non fosse secondo [L -102] che era prima,
non osavano accompagnarsi con lui.
Allora Barnaba, lo prese per mano
e lo condusse dagli Apostoli, e lor disse: “Ecco colui che era... ecc.; e poi
Cristo gli è apparso... ecc.; ed ha fatto e detto... ecc.” (Act.
IX, 26-27). E così, in sua presenza, lo divulgò (= fece conoscere) a
tutti; e - tenendo lui il suo quasi in nascosto e bevendo le buone gorghe (= molti
buoni sorsi) di compiacenza, né avendo tanta paura di insaporarsi di
zucchero e miele di lode - lo manifestava a tutti i cristiani come una colonna,
e come quello che tenesse quasi un principato dell'Apostolato.
Così, cara Madre, se vi
contentaste, io vorrei manifestarvi la libertà che hanno i grandi Santi; e
[vorrei manifestarvi] come quello che, per altezza di perfezione, è in loro una
esperienza ed un segno certo di santità consumata, sarebbe in noi occasione di
manifesta rovina, ovvero segno inevitabile di non esserci ancora spogliati
delle prime ed inveterate nostre usanze: a similitudine di quel Santo di [cui
parla S. Giovanni] Climaco, il quale, [L -103] certo della
estinzione della concupiscenza della gola, tentò il demonio con un grappolo
d'uva, per vedere se gli voleva mettere alcuna tentazione di quella; e a
similitudine di (= come) una persona la quale - quando vuol vedere se in
lei o in altri una passione è morta, e fino a qual segno (punto), - le
reca occasione di parole, o di modi, o d'altro, e poi con l'occhio interiore ed
esteriore sta attenta in vedere quello che ne riesca, e inde (= da ciò)
comprende il suo e l'altrui essere (= stato interiore).
Né vi dirò quelle cose che voi
sola intendereste, ma quelle che anche dalle Angeliche nostre potrebbero essere
intese, lasciando a voi - nel vostro interiore - di ruminare il resto.
Barnaba dice: “Ecco Saulo” , cioè
la faccia del primo Uomo nostro, e la similitudine delle prime nostre male
inclinazioni, ovvero passioni.
Ecco, dico io, le ciance che
questo santo o santa parla: tante ragioni, che pare un fringuello, ovvero una
berta (= scimmia); ecco il non star mai nell'orazione, e sempre ovvero
occuparsi di cose di fuorivia [L -104] (= esterne), ovvero
stare a letto addormentata, ovvero quasi oziosa. Non è questa la faccia di
Saulo, cioè la figura del nostro primo Uomo vecchio?
Ma questo è niente! Il farsi ben
servire, l'acconciare (= ornare soverchiamente) la sua camera, il
parlare sempre sgridando, il non dare mai ad alcuno una buona parola, il parere
che non stimi nessuno: che cose paiono queste, se non cose riservate delle
nostre prime facoltà?
Ma appresso (= inoltre):
in tutte le cose patir difficoltà (= non essere mai contenta), l'essere
sempre tentata, l'essere sempre di cognizione dubbiosa ed oscura, non può mostrare
se non segno (= indizio) di essere ancora secondo che al mondo era,
ovvero almeno di essere imperfetta o poco mutata.
L'avere uno stomaco che non vuole
altro se non cose e frutti nuovi, che altro mostra, che (= se non)
d'avere anche la vivezza della gola? Il non potere aspettare un poco senza che
la collera non le vada in volto; il non poter stare in ginocchio senza che la
panca le sia a lato; il sentire ogni cosa che venga con mutarlesi [L -105]
ancora (= alterarlesi perfino) il sangue, che altro significa,
che (se non)una grande natural delicatezza?
Guardate se questa è delicatezza:
che non si può muovere appena (= a mala pena può muoversi, si stanca subito),
lo stare seduta all'inferriata (= grata del parlatorio?) le fa dolere la
testa; il peso del prossimo l'aggrava. Tutto si vede, salvo che la figura di
perfezione matura.
Queste e simili cose sono Saulo,
cioè mostrano la figura dell'uomo imperfetto.
“Ma tacete, dice Barnaba, che a
questo, ovvero questa, la quale vi pare così fatta, sappiate che Cristo le è
apparso, ecc”. Sappiate che ritroverete un essere (= stato) interiore ed
esteriore da Santa. Se la vorrete ben comprendere in tutta la sua vita, se
scoprirò questa povera creatura, dubito diventerà rossa ed abbasserà la testa
per non parer quella.
Ma guardate un poco, se mai parla
che non vi affuochi lo stomaco ovvero che non ve lo risvegli; - guardate che
mai tanto vaneggi parlando, che non vi noti in ogni vostra cosa e che
interiormente altro non lavori; - guardate che mai in riposo non si [L -106]
ferma, che non guadagni e a sé e ad altri qualche nuova cosa; guardate
che mai tanto vi lasci, che con edificazione d'una parola o silenzio o segno
non vi ritiri; guardate se mai fu tanto distratta, che non si accorga di ogni
vostro andamento, ovvero non vi metta buoni pensieri e non vi eserciti.
Tacete e non dite niente, che vi
scoprirò ancora qualche altra cosa. Quando fugge l'orazione, [proprio] allora
mostra la sua abbondanza; - quando la vedete travagliata e sempre in pena e
pare voglia imparare da chi non ha scienza, mostra l'odio di se stessa, e si
vorrebbe far conoscere ignorante; quando le vedete l'acconcio di camera, per
sbeffarsi si lascia trattare da balorda, né vuol parere che il Crocifisso
l'abbia consolata ed il suo Paolo l'abbia instrutta (= istruita). Con una medesima parola
risuscita ed ammazza, con un medesimo modo carezza e rovina (Deut. XXXII, 39).
Basta. Chiunque nelle azioni sue
vuol bene cosiderarla, le troverà la figura di Saulo, si; ma Barnaba
testificherà che non è ciò che appare e che pareva altre volte. [L -107]
Madre mia cara, io direi delle
altre cose, ma non vorrei che mi si volesse male. Però voi lor potrete dire il
resto.
Solo questo dirò: che diciate
alle Angeliche che esse non usino, né prendano simile licenza, ché certo lor prometto
che in loro ritroverebbero effetti contrari a quella persona; e dove (= mentre)
dovrebbero crescere nelle perfezioni grandi, decrescerebbero forse fino
nell'inferno della imperfezione imperfetta.
Pertanto a loro non convengono
ciance, ma strettezza (= rigidità) di silenzio a lor posta. Così, non
sta loro bene operare, parlare o pensare senza interiore o esteriore licenza.
Così, il non rompersi (= rinnegarsi), ma andar dietro alle loro voglie,
le nutricherebbe (nutrirebbe) a morte, perché le loro voglie sono di
carne. Il grado accrescerebbe loro presunzione; il sapere, superbia; la
distrazione le rilasserebbe; il non sollecitarsi nell'annegazione (= rinnegamento)
del proprio volere, anche in cose buone, non solo le renderebbe rozze, ma al
tutto (= completamente) le ritirerebbe dal desiderio di Paolo e sua vita.
[L -108]
Pensate e vedete in effetto,
quale danno fa il desiderare le proprie comodità, il bere dolcemente - se non
il vino e i cibi fuorvia (= speciali) - almeno un poco di sentimento
spirituale e l'inghiottire un poco di compiacenza di se stesse: se non son
cieche, ciò lor mostra quanto mal pro loro faccia.
Dite loro, adunque, che questo
Paolo predica a loro un Cristo crocifisso da ogni banda: non in esso solo
Cristo (Crocifisso lui solo), ma in loro stesse; e, questa parola sola,
pregatele a ben masticarla. E se per la loro grossezza (= grossolanità)
non la intendono bene, dite alla mia Maestra Paola che loro la dichiari, che
quella lingua infuocata e ben profilata (= affilata) supplirà a quello
che io lor direi.